Gli nzuddi rappresentano a Catania uno dei dolci ( e forse per certi versi anche meno “sponsorizzati”) delle festività di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti; tali giornate rivestono sicuramente l’importanza morale e religiosa che intrinsecamente c’è, ma di certo nulla si può togliere alla tradizione del folklore che contraddistingue sempre le nostre feste e ricorrenze locali.
Il vero periodo del freddo novembrino non sempre qui in Sicilia arriva a sincrono, ormai son diversi anni che siamo a maniche corte in questo periodo dell’anno. Ecco, è molto più facile immaginarci col sole e il caldo piuttosto che con il freddo vero e proprio! Le piogge iniziano, è vero, ma di portare il cappotto ancora non se ne parla!
Eppure io ho ricordi di pomeriggi grigi e abbastanza tetri di questo momento dell’anno, ricordi di quando ero bambina e si andava dalla nonna per mangiare a pranzo con tutti i parenti e gustare le immancabili Rame di Napoli, le Ossa di morto e gli Nzuddi che giacevano beati sui vassoi delle pasticcerie del posto da cui provenivano. Questi ultimi sono dei dolci-biscotti così semplici, anche molto grezzi nell’aspetto e tanto particolari nel sapore.
Giacché quello era, come per molti lunghi anni consecutivi, il periodo scolastico e degli studi mai più potei dimenticare la famosa “Novembre” di Giovanni Pascoli che per me dipinge alla perfezione lo stato d’animo e la memoria sensoriale che si ha del periodo in questione:
Tradizionalmente gli Nzuddi hanno anche una granella zuccherosa in superficie che per me è sempre stato il motivo basilare per cui li ho sempre apprezzati, sì, ma non al 100%. Il troppo dolce per me stroppia sempre.
Sentivo l’esigenza di farne una mia versione e non ho nemmeno stravolto più di tanto la ricetta tradizionale presa, tra l’altro, in un antico ricettario di mia mamma di dolci siciliani.
Ma che cosa vorrà mai dire “Nzuddi”? Effettivamente se per certi nomi dialettali di dolci ci si potrebbe anche arrivare con la logica a indovinare, con questi se non sai cosa sono non ce la puoi proprio fare…
Il termine “Nzuddu” ha due etimologie: la prima è che la parola rimandi al concetto di “zolla”, quindi come una piattaforma irregolare ed imperfetta (la tettonica delle zolle in geografia fisica ci insegna); la seconda vuole che “Nzuddu” sia diminutivo dialettale del nome Vincenzo (“Vincenzuddu“), ed in particolare in riferimento all’Ordine religioso delle Suore Vincenziane; da sempre è noto, infatti, che nei monasteri sono nati moltissimi tra i dolci di casa che oggi prepariamo e le cui ricette ci sono state tramandate da antichi ricettari, e ancor meglio dalle nostre nonne e mamme.
Sono biscotti facilissimi e non richiedono bravure particolari e poi si realizzano davvero in poco tempo. Spero inoltre che la video ricetta preparata per voi via sia di ulteriore spunto ed aiuto.
Andiamo, dunque, agli ingredienti e al procedimento per fare a casa gli Nzuddi.
Nzuddi biscotti dei morti e fatti di mandorle
Ingredienti:
- 800 g di Farina “00”
- 200 g di Mandorle tritate finemente al mixer
- 2 Uova intere
- 2 Tuorli
- 250 g di Zucchero
- 250 g di Burro morbido a temperatura ambiente
- 1 Fialetta di aroma di Vaniglia
- Cannella q.b.
- Acqua per idratare l’impasto q.b.
- Mandorle per decorare i biscotti q.b.
Procedimento:
Nella ciotola della planetaria aggiungete tutti gli ingredienti insieme. Iniziate la lavorazione usando la frusta “K” e idratando poco alla volta con l’acqua fino a ricavare un composto che sia colloso ma ben compatto e robusto da lavorare.
Prendete una placca con carta forno e adagiatevi sopra delle porzioni di composto che, dopo, andrete ad appiattire e ad arrotondare con un cucchiaio bagnato di semplice acqua.
Infornate a forno ventilato e ben caldo a 190°C per 25 minuti circa, comunque fino a quando saranno ben dorati sia sopra che sotto.
Per i giorni a venire potranno essere conservati dentro un contenitore ermetico idoneo ai dolci. Rimarranno sempre uguali ed ottimi!
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